mercoledì 31 ottobre 2012

La zucca di Halloween

La vera storia di Jack O'Lantern

Stamattina mi sono alzato molto presto e, prima di iniziare la mia solita giornata lavorativa, ho deciso di terminare un'illustrazione di Mister Bufo che aveva come tema proprio la festa di Halloween.

Mister Bufo e la notte di Halloween, alfonso Di Mauro, 2012
Dopo aver pubblicato sul mio profilo di Facebook la nuova cover mi sono reso conto di non conoscere per niente la storia della zucca di questa ricorrenza e, dopo aver pranzato un po' di fretta, mi sono messo a fare una velocissima ricerca per saperne di più su questo simbolo.

Per chi non la conoscesse, l'usanza di accendere una candela all'interno di una zucca vuota si rifà alla nota leggenda di Jack, bisbetico e avaro irlandese che aveva il vizio di alzare il gomito e la passione per il gioco d'azzardo, nel villaggio dove viveva lo avevano infatti soprannonimato Ne'er-do-well, cioè non ne combino una giusta.Jack non aveva un lavoro e campava arrangiandosi con qualche lavoretto qua e là; a volte commetteva piccoli furti e barava al gioco delle carte per vincere più denaro e permettersi così di scolarsi un'altra bottiglia di vino nella sua locanda preferita.

La sera di Ognissanti Jack riuscì a vincere moltissimo giocando contro uno straniero che era arrivato da poco al villaggio e che non conosceva i trucchi dell'astuto baro. Grazie alla cospiqua vincita il furbo bandito si scolò tanto vino quanto non ne aveva mai bevuto, ma non fu abbastanza per saziare la sua sete, così cominciò a imprecare con violenza per tutta la locanda.
Fu proprio in quel momento che, voltandosi verso lo straniero che aveva ingannato, si accorse che quest'ultimo altri non era che il demonio in person
a.

Ma Jack non si lasciò spaventare e, con grande stupore del diavolo, gli chiese di poter fare un'ultima bevuta. Purtroppo però egli non aveva più denaro per potersi permettere un'altro bicchiere così chiese a Satana di trasformarsi in una moneta e quest'ultimo accettò con inaspettata e umana ingenuità, così orgoglioso dei suoi poteri com'era.
Jack sorrise, e con un placido gesto, infilò la nuova moneta luccicante nel suo borsellino.
A niente servirono le urla di rabbia del demonio che non si era accorto della croce ricamata sul portamonete, simbolo che avrebbe per sempre annullato la sua magia. Almeno fino a quando sarebbe rimasto lì dentro.
Ma Jack sapeva che non avrebbe potuto sfuggire in eterno al suo dannato destino così fece promettere al diavolo di lasciarlo libero ancora un anno se lo avesse liberato.
Il diavolo, divorato dal desiderio di uscire da quella minuscola prigione, ottenne la libertà impegnandosi nella promessa e scomparve immediatamente, senza proferire parola.

Ora, qualsiasi essere umano si sarebbe ravveduto cambiando le proprie abitudini, ma questo non fu il caso di Jack, il quale continuò a mantenere il suo squallido stile di vita, e infatti, a distanza di un anno esatto, proprio quando il sole stava lanciando il suo ultimo raggio di luce, si vide sbarrare la strada dalla fiera e sorridente figura del demonio.
Ancora una volta Jack non si mostrò sorpreso di quell'apparizione e, dopo aver elogiato il diavolo per l'incantesimo della moneta con fallace incanto, lo sfidò nuovamente invitandolo a salire su un albero poco distante, inducendolo a dimostragli di poter scendere senza problemi dalla pianta.

Satana accettò imprudente la sfida, ma quando fu sulla fronda più alta, Jack incise lesto una croce sulla corteccia, imprigionandolo nuovamente.
Il demonio cominciò ad insultarlo, ma il manigoldo non si lasciò impaurire e gli fece promettere di non pretendere più la sua anima in cambio della libertà.
Satana accettò il ricatto, Jack strappò il piccolo lembo di corteccia su cui era inciso il simbolo e subito dopo vide sparire in una nuvola di fumo il demonio.

A questo punto il vecchio furfante avrebbe dovuto imparare la lezione, ma era troppo pieno di sè così continuò a bere, giocare d'azzardo e oziare durante tutto l'anno successivo fino a quando giunse ancora una volta la notte di Ognissanti e con essa, anche l'ultima ora di Jack, il quale morì mentre stava bevendo un bicchiere di vino.
Inutile dire che quando il defunto si accorse della sua nuova condizione corse veloce verso il luccicante cancello del Paradiso, ma gli fu negato un posto a causa della vita immorale che aveva condotto, così fu costretto a scendere sempre più in basso, verso il temuto inferno.
Con suo grande stupore Jack fu rifiutato anche dal Diavolo in quale,  ancora adirato con l'infreddolito manigoldo, gli ricordò della promessa di non voler mai più recriminare la sua anima, e quindi un posto negli inferi.
Infine il demonio lo salutò per sempre concedendogli un carbone della sua fucina per scaldarsi.

Jack rimase da solo e infreddolito, ma per potersi scaldare doveva far durare il più a lungo possibile quel carbone acceso così, rovistando tra i rifiuti della locanda dove si era ubriacato per la maggior parte della sua vita, trovò una rapa cava, vi infilò al suo interno il tizzone e cominciò a vagare illuminando la strada con la sua nuova lanterna.
Da quella notte, alla vigilia di ognissanti, Jack torna sulla terra guidando lunghe file di anime perdute come lui, o almeno, così racconta questa antica leggenda irlandese.

A questo punto sorge spontanea la domanda: cosa c'entrano le zucche con la festa di Halloween?

La risposta è molto semplice: quando gli irlandesi giunsero in America a causa della grande carestia di patate in irlanda, non c'erano le rape così dovettero usare le zucche per tenere lontani gli spiriti erranti guidati da Jack durante la notte di Ognissanti e, contemporaneamente, mostrare la strada agli antenati irlandesi che desideravano fare visita ai loro pronipoti.
In poco tempo, il colore arancione, la forma e le dimensioni delle zucche, fecero dimenticare alle generazioni future le rape, che vennero definitivamente sostituite.

Per concludere, la festa Halloween sarebbe la notte durante il quale lo spirito di Jack va in cerca di un caldo rifugio e si accende una zucca luminosa per indicargli che la nostra casa non è il suo posto.

Forse questa potrebbe essere considerata una triste conclusione, ma cosa mai poteva aspettarsi quel furfante di Jack?

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